February 14, 2003

Così si convive con il cancro

Allo studio terapie per trattare il tumore come malattia cronica

--------------------------------------------------------------------------------

QUESTA svolta è favorita dai progressi nella ricerca sulle origini genetiche del cancro. L´industria farmaceutica offre nuove terapie per via orale, i cui effetti collaterali sono meno pesanti rispetto alle cure tradizionali come la chemioterapia. I medicinali commercializzati negli Stati Uniti (ad esempio contro la leucemia o il cancro al polmone) consentono di curarsi curare con dosi quotidiane di pillole e questo rende i malati di cancro un po´ più simili ad altri pazienti cronici. La dottoressa Deborah Armstrong, una oncologa di Baltimora specialista nei tumori alle ovaie (al Johns Hopkins Kimmel Cancer Center) usa da anni una terapia «di mantenimento» a base di Taxol. Molte sue pazienti sono deluse nello scoprire che l´obiettivo non è la guarigione definitiva. Ma l´alternativa - sostiene la dottoressa Armstrong - può essere peggiore. Molte pazienti in cerca di soluzioni più drastiche optano per terapie altamente tossiche. Queste terapie talvolta alimentano false speranze; inoltre riducono le pazienti in uno stato di tale debolezza, che non sono più in grado di sottoporsi ad altre cure sperimentali, o a quelle terapie di mantenimento che prolungano la vita.
L´emergere di questa nuova filosofia non significa affatto che la comunità scientifica americana abbia abbandonato gli sforzi per sconfiggere il cancro.
In realtà, da quando il presidente Richard Nixon alla fine degli anni Sessanta dichiarò solennemente la guerra contro il cancro come una priorità nazionale, convogliando flussi di finanziamento colossali in questo campo di ricerca, i progressi sono stati spettacolari. Il saldo tra vittime e sopravvissuti migliora. Nel 2003 si calcola che 1,3 milioni di americani saranno diagnosticati come ammalati di cancro (seno, prostata e polmoni sono le forme più frequenti). Sempre nel 2003 il cancro negli Usa farà 556.000 vittime.
Certe forme di malattia come il tumore ai testicoli, alcune forme di linfoma e di leucemia infantile, possono essere curate e sconfitte in maniera definitiva e ciò avviene sempre più spesso. Un caso noto è la guarigione del popolare campione americano di ciclismo Lance Armstrong: era affetto da un cancro ai testicoli e aveva una metastasi al cervello. Oggi i medici lo considerano guarito. «Il cancro può essere sconfitto - conferma Larry Norton che dirige il Memorial Sloan-Kettering Center di New York - e i tumori al seno sono un esempio dove il tasso di successo è ormai altissimo».
Lo stesso Norton tuttavia ammette che «convertire la malattia mortale in malattia cronica è una tappa importante, nel cammino verso la vittoria finale».
Una paziente che si è convertita al nuovo approccio, fino a diventarne una propagandista attiva, è Jan Guthrie di Conway nell´Arkansas. Alla signora Guthrie fu diagnosticato il cancro alle ovaie nel 1983. I medici consigliarono la radioterapia, ma documentandosi di persona lei capì che le radiazioni avrebbero limitato la possibilità di ricorrere a un futuro intervento chirurgico. Da allora, attraverso sedici interventi chirurgici di «mantenimento» (non risolutivi), lei sopravvive a un male per il quale le avevano dato due anni di vita. «Ho imparato a coesistere con il mio tumore, ad accettare interventi chirurgici e convalescenze come una parte della mia vita, anziché vederlo come un nemico da sradicare». Come ogni malato cronico segue anche altre precauzioni: fa esercizio fisico regolarmente, ha una dieta alimentare salutista, applica tecniche di controllo dello stress. Jan Guthrie ha fondato e gestisce un sito Internet che diffonde informazioni mediche ai malati di cancro: www.thehealthresource.com La ricerca biogenetica ha contribuito a trasformare il cancro in una patologia cronica. La medicina oggi conosce meglio i casi in cui il cancro è provocato da geni difettosi. Di conseguenza si moltiplicano le terapie mirate che puntano a eliminare i geni «colpevoli» senza danneggiare cellule sane. Di qui la nascita di una nuova generazione di medicinali anti-cancro meno tossici. Le chemioterapie tradizionali danneggiano sia le cellule tumorali che quelle sane, e quindi i pazienti hanno una tolleranza limitata. La diffusione di cure per via orale, meno potenti e più selettive, contribuisce a rendere il cancro «normale», un po´ più simile ad altre malattie croniche. Questo ha un´altra ricaduta psicologica. Se si diffonde l´idea che il cancro può essere sì sconfitto, ma in alternativa può anche essere tollerato per anni, allora la sua diagnosi diventa meno sconvolgente e i pazienti possono affrontare le cure pragmaticamente, con più fiducia.

February 13, 2003

CRONOBIOLOGIA
Una questione di tempi

BASTA UN VIAGGIO dall’Italia agli Stati Uniti, cambiare turno di lavoro o semplicemente una giornata di sole, per sconvolgere i ritmi biologici e avvertire un senso di malessere. Il solo spostare le lancette un’ora avanti o indietro provoca in molte persone un senso di confusione e stordimento che può durare per parecchi giorni. I ritmi naturali del nostro organismo giocano, quindi, un ruolo importante, talvolta strategico. Sono tre le ricerche che nel corso delle ultime settimane sono state pubblicate su due prestigiose riviste scientifiche, Cell e Science, che contribuiscono a dare una chiave di lettura di questo fenomeno. Tre studi per spiegare come mai gli attacchi cardiaci sono più frequenti di mattina, perché se mangiamo prima o dopo rispetto agli orari consueti scombussoliamo le nostre abitudini di vita, diventando in alcuni casi anche aggressivi, o ancora, come mai le terapie anticancro hanno effetti migliori in determinate ore del giorno.



A regolare i ritmi biologici: il sonno, la veglia e il bisogno di assumere cibo, sono i ritmi circadiani, i flussi fisiologici orientati dal cambiamento delle condizioni di luce, dai momenti del pasto e dai periodi di sonno. La scienza dei bioritmi ha origini antiche, ma le prime osservazioni rigorosamente scientifiche sui ritmi circadiani (da circa e dies, vale a dire ritmo di circa un giorno ) risalgono al Diciottesimo secolo, quando Jean Jacque Dortous de Mairan, uno scienziato francese, cercò di modificare il ritmo giornaliero della Mimosa pudica, una pianta ornamentale arbustiva, isolandola per alcuni giorni in un locale al buio. In questo modo – pensava de Mairan – le foglie del vegetale, la cui apertura si presumeva regolata dai raggi del sole, avrebbero dovuto restarsene ben chiuse. Invece non accadde nulla del genere. Anche nel buio più completo, le piccole foglioline continuavano ad aprirsi regolarmente alla stessa ora. Il dottor Christopher Richter, nel lontano 1924, scoprì che la stessa cosa avveniva anche negli animali. Analizzando un certo numero di ratti, Richter osservò che questi animaletti mantenevano dei ritmi interni di attività anche in condizioni di assoluta oscurità. È noto da tempo che un cambiamento brusco provoca un atteggiamento di fastidio, proprio perché scombussola i nostri flussi biologici, ma i dubbi legati ai ritmi circadiani sono ancora molti.



Una chiave per interpretare i flussi circadiani potrebbe essere fornita da una ricerca condotta da un gruppo di scienziati dell’Università della Pennsylvania. Secondo i loro studi, i ritmi circadiani sarebbero regolati dall’attivazione dei recettori della vitamina A. La ricerca ha inoltre messo in evidenza come il nostro orologio biologico regoli il funzionamento degli organi interni, come il fegato, i reni e anche la circolazione sanguigna. L’orologio biologico, comunque, non sarebbe uno soltanto. Un sistema circadiano periferico sarebbe, infatti, presente anche nei vasi sanguigni e negli altri organi. «Le nostre scoperte», commenta Garret FitzGerald, che ha guidato il lavoro, «sono molto importanti perché mettono in relazione stretta i processi di controllo di ormoni e vitamine con i ritmi circadiani, da non sottovalutare anche nel momento di stabilire la migliore strategia di approccio terapeutico per diverse malattie».

Ma non è tutto. Secondo due studi pubblicati su Science esisterebbe, nella parte anteriore del cervello di ogni mammifero, un orologio che regola una proteina, la Npas2, che sarebbe all’origine del collegamento esistente fra le oscillazioni del ciclo circadiano e il metabolismo cellulare. Questo, secondo il gruppo di scienziati dell’Università del Texas che ha condotto la ricerca, potrebbe spiegare, inoltre, come mai fattori esterni, come il cambiamento di orari nell'assunzione di cibo, possano far accelerare o ritardare il ritmo circadiano. La Npas2 sarebbe strettamente legata a un’altra proteina e sarebbe proprio questo collegamento a regolare la trascrizione di parecchi geni che compongono il ciclo circadiano. Il rapporto fra le due proteine, stando a uno studio condotto da Ueli Schibler, del Dipartimento di Biologia Molecolare dell’Università di Ginevra, dipenderebbe dalle fluttuazioni delle molecole. Queste nuove ricerche potrebbero aprire la strada a un uso più specifico della crono-farmacologia, disciplina nella quale per la somministrazione di cure e di terapie si tiene in considerazione l’orologio interno del paziente.

Fonte:http://www.enel.it/it/enel/magazine/boiler/boiler49/html/articoli/Pizzo-Cronobiologia.asp

February 11, 2003

CARTA DEI DIRITTI DEI MORENTI
(Comitato Etico Fondazione Floriani)

Chi sta morendo ha diritto:

1 A essere considerato come persona sino alla morte

2 A essere informato sulle sue condizioni, se lo vuole

3 A non essere ingannato e a ricevere risposte veritiere

4 A partecipare alle decisioni che lo riguardano e al
rispetto della sua volontà

5 Al sollievo del dolore e della sofferenza

6 A cure di assistenza continue nell'ambiente desiderato

7 A non subire interventi che prolunghino il morire

8 A esprimere le sue emozioni

9 All'aiuto psicologico e al conforto spirituale, secondo
le sue convinzioni e la sua fede

10 Alla vicinanza dei suoi cari

11 A non morire nell'isolamento e in solitudine

12 A morire in pace e con dignità