April 12, 2002

Libera professione, nuovo riordino


C'era una volta la "Riforma Bindi". Dopo molte diatribe si era arrivati finalmente al regime dell'esclusivita'. In pratica, i medici avrebbero dovuto lavorare per l'ospedale e svolgere, se lo desideravano, entro i vincoli posti dal "datore di lavoro", una libera professione compatibile con l'attivita' istituzionale e con gli obblighi derivanti dal lavoro dipendente. Per quanto fosse criticabile, la libera professione intramuraria era stata concepita in modo tale da non distogliere il medico dalla "loyalty", ovvero, dalla lealta' e dall'identificazione del medico nei confronti degli obiettivi delle strutture di appartenenza. Ora si ricomincia da capo.
Il rapporto di lavoro - come prevede un disegno di legge preparato dal Ministro - si articolera' in due fattispecie.
Il lavoro a tempo pieno e il lavoro a tempo determinato. Anche i medici che scelgono il tempo determinato potranno ricevere incarichi di dirigenza di strutture ( riservati, invece, dalla Riforma Bindi ai soli medici a tempo pieno).
Scompare cosi' il vero incentivo che avrebbe potuto motivare il medico ad identificare gli obiettivi della sua carriera con quelli della "mission" degli ospedali.
La nuova libera professione


Secondo il nuovo disegno di legge la libera professione si articolera' in tre fattispecie.

1) "Libera professione aziendale": sara' programmata dall'azienda per ridurre le liste d'attesa e per le prestazioni urgenti.
2) "Libera professione aziendale e in strutture convenzionate": sara' volontaria, regolamentata dall'azienda e remunerata secondo tariffe "calmierate".
3)"Libera professione pura": sara' libera, per cosi' dire, in tutti i sensi, in quanto potra' essere svolta negli studi medici, nelle strutture non accreditate e, soprattutto, non sara' "gestita" dall'azienda.

A meno di modificazioni che potrebbero essere apportate in sede di redazione ed approvazione del disegno di legge, se quelle sopra dette sono le disposizioni, le previsioni sono facili: la libera professione viene di fatto incentivata a discdapito dell'attivita' pubblica istituzionale degli ospedali. Che la libera professione aziendale serva a ridurre le liste d'attesa e' vero ma con una precisazione: chi paga ha il diritto ad avere la prestazione senza aspettare.
La formazione obbligatoria non comincia mai ?


Nel mese di aprile vede la fine delle sperimentazioni l'avvio dei programmi di formazione obbligatoria.
Questo, almeno, il programma previsto. Invece, niente da fare: la sperimentazione e' di fatto prorogata fino alla fine dell'anno. La data di partenza sara' il gennaio del 2003. Alla base vi sono problemi reali.
Per allestire programmi di formazione obbligatoria a distanza ( con l'uso delle tecniche di rete) destinati a circa 800.000 addetti, tra cui oltre 100.000 medici ospedalieri, occorre la messa in opera di una vera ed effettiva pluralita' di corsi. Si pensi a quanto varia deve essere l'offerta per soddisfare le decine di specialita' mediche. I corsi, in quanto obbligatori, devono essere accreditati dalla Commissione ministeriale (al primo aprile ne erano stati accreditati solo 265). Come del resto prevedibile, per accreditare un numero adeguato di corsi il lavoro della Commisione ha subito ritardi.

April 07, 2002

La parola d'ordine è smettere di fumare

Anche se non si può dimostrare per la singola persona che il fumo possa causare una malattia tumorale, è altamente probabile che vi sia una correlazione tra il fumo e ad esempio il tumore del polmone, come nel caso di cui si parla in questi giorni e per il quale è stato richiesto un sostanzioso indennizzo economico. Sarebbe come se si mettesse in dubbio che un incidente stradale mortale in una persona che guidava la macchina a 200 km orari, non sia dovuto alla velocità, bensì ad altre fatalità.
Il tabacco è stato dimostrato causare circa 25 malattie potenzialmente mortali, molte delle quali potrebbero essere prevenute, dilazionate o mitigate dallo smettere di fumare. Anche oggi, malattie croniche come le malattie cardiovascolari ed il cancro sono tra le maggiori cause di mortalità sia nei paesi sviluppati che in via di sviluppo. Con l’incremento sostanziale della spettanza di vita, la morbidità e la mortalità causate da malattie croniche associate al tabacco aumenterà ancora ulteriormente. Questa proiezione di malattie correlate al tabacco potrebbe essere mitigata da sforzi intensivi mirati a far smettere di fumare. Diversi studi hanno dimostrato che il 75-80% dei fumatori vuole smettere, mentre un terzo ha almeno tentato più volte. Se soltanto una piccola percentuale degli attuali 1,1 miliardo di fumatori fossero capaci di smettere di fumare, i benefici a lungo termine sulla salute e sull’economia sarebbero immensi. I governi, le organizzazioni sanitarie, le scuole, le famiglie, ed ogni individuo sono chiamati pertanto a cercare di aiutare coloro che oggi fumano a fare in modo che abbandonino il loro comportamento dannoso e notoriamente additivo. Smettere di fumare non è facile in quanto la nicotina è riconosciuta essere un potente additivo. Questa è pertanto una sfida per tutti noi perché solo riducendo drasticamente il numero di fumatori si può ridurre il numero complessivo di morti associate al tabacco nei prossimi due decenni. Oggi vi sono dei metodi che sono in grado di fare smettere di fumare e che sono anche efficaci dal punto di vista costo-beneficio. Esistono delle medicine che rimpiazzano la nicotina come le chewing-gum alla nicotina, gli spray nasali, i cerotti e gli inalanti ed anche medicine non a base di nicotina, come il bupropione, che possono raddoppiare le probabilità di smettere di fumare. Va ricordato infine che vi sono dei benefici reali sulla salute nello smettere di fumare ad ogni età, e coloro che per esempio smettono di fumare tra i 30 ed i 40 anni, hanno una spettanza di vita simile a quelle persone che non hanno mai fumato. Anche per gli anziani comunque è di grande utilità lo smettere soprattutto per i problemi cardiopolmonari associati a questa pratica.