March 16, 2002

Tossicita' polmonare per l'antiaritmico Amiodarone


L'Amiodarone (Amiodar, Cordarone) e' un farmaco antiaritmico, caratterizzato da una lunga emivita (giorni, mesi).
Sull'Australian Adverse Drug Reactions Bulletin del mese di febbraio 2002 e' comparso un "warning" riguardo ai rischi di tossicita' polmonare prodotti dall'Amiodarone.
Nel corso del 2000, l'ADRAC ha ricevuto 61 report di reazioni avverse associate all'Amiodarone, che sono salite a 74 nel 2001, tra cui 5 segnalazioni di morte.
L'Amiodarone puo' causare tossicita' polmonare ad esordio insidioso. In alcuni casi e' stata anche osservata fibrosi irreversibile.
L'ADRAC ha consigliato di utilizzare il dosaggio efficace piu' basso di Amiodarone e di avvertire i pazienti di segnalare la comparsa di dispnea e/o tosse non produttiva.
L'Amiodarone, inoltre puo' causare epatotossicita' con possibile insorgenza di cirrosi ed insufficienza epatica.
A livello cardiaco l'Amiodarone puo' rallentare il ritmo cardiaco, provocando bradicardia.
Comuni sono le reazioni cutanee con fotosensibilita', e colorazione bluastra della pelle.
Per il suo contenuto di iodio , il farmaco puo' anche essere causa di ipo- o ipertiroidismo.

ADRAC Bulletin , February 2002
L'MRI puo' individuare i primi segni della sclerosi multipla


L'MRI cerebrale puo' individuare i segni precoci della sclerosi multipla.
La ricerca e' stata eseguita all'Institute of Neurology di Londra (1).
Se le conclusioni di questo studio fossero confermate si aprirebbe la prospettiva di una diagnosi precoce della malattia, con riflessi sull'efficacia terapeutica e sulla sopravvivenza.
L'esame compiuto su 71 volontari, sospettati di essere affetti da sclerosi multipla, ha dimostrato che l'88% delle 55 persone con anomalie all'MRI cerebrale, hanno successivamente sviluppato la malattia.
Delle rimanenti 21 persone, il cui esame MRI era risultato normale, solo il 19% si e' ammalato.
In un altro studio (2) e' emerso all'esame autoptico, compiuto su 10 pazienti, che il cervello delle persone colpite da sclerosi multipla continuava a produrre cellule sane nel tentativo di rimpiazzare quelle distrutte dalla malattia. Questa scoperta fa intravedere un possibile intervento terapeutico atto a favorire il ricambio cellulare nei pazienti con sclerosi multipla, anche in fase avanzata.

Fonti:
Brex PA et al, N Engl J Med 2002; 346: 158 – 164
Chang A et al, N Engl J Med 2002 ; 346 : 165-173
Utilita' degli antagonisti dei recettori dei leucotrieni nell'asma persistente?


Nel trattamento dell'asma persistente trovano impiego i corticosteroidi per via inalatoria e gli agonisti beta-2.
Il ruolo terapeutico degli antagonisti dei recettori dei leucotrieni non e' ancora ben definito.
I leucotrieni sono mediatori dell'infiammazione, secreti dagli eosinofili e dai mastociti.
I leucotrieni, ma soprattutto i cisteinil-leucotrieni possono causare broncocostrizione ed aumento delle secrezioni mucose e della permeabilita' vascolare.
Uno studio ha verificato l'utilita' di questi farmaci in 110 pazienti con asma persistente, che gia' assumevano corticosteroidi.
Di questi 110 pazienti, il 56% ha continuato ad assumere Montelukast (Singulair), un antileucotrienico, per 1 anno.
Confrontando i pazienti che avevano assunto Montelukast e quelli che invece avevano interrotto la terapia con questo farmaco non e' emersa alcuna differenza d'efficacia (riduzione dell'impiego dei corticosteroidi).
La conclusione a cui sono giunti i Ricercatori della Divisione di Allergia, Asma, ed Immunologia, della Scripps Clinic di La Jolla (Usa) e' che il Montelukast presenta un'utilita' marginale nel trattamento dei pazienti adulti con asma persistente, farmacologicamente controllata.

Mathison DA , Koziol JA, Chest 2002; 121: 334-347
Radio a..DNA


I ricercatori del MIT (Cambridge,MA,USA) hanno dimostrato che si puo'comunicare col DNA usando le onde radio.
Con le molecole radio-controllate , si potranno un giorno realizzare strumenti composti da singoli atomi o singole molecole che riescono ad attivare o disattivare i geni e contollare le funzioni biomolecolari.
I ricercatori hanno legato antenne con radiofrequenza nanoscopica al DNA e sono stati in grado di trasmettere segnali elettromagnetici alle molecole provocando la denaturazione della doppia elica ibridizzata del DNA.
Il processo e' reversibile e sembra che non influenzi le molecole vicine.
Puo' essere perfezionato e poter controllare espressione proteica,formazione di biomolecole ed enzimi.
Inoltre sistemi complessi di biomolecole possono essere attivati o disattivati a seconda dell'ampiezza e frequenza dei segnali elettromagnetici che vengono ricevuti.
TRENDS in Biotechnology,vol.20 Marzo 2002
Combattiamo il tumore in modo naturale


La compagnia biofarmaceutica Micromet (Monaco,Germania) e' considerata fra le 10 piu' promettenti ed innovative compagnie start-up dell'anno 2001.
Micromet progetta e sviluppa anticorpi capaci di eliminare selettivamente le cellule patogene che causano tumore, infiammazioni e malattie autoimmuni.
I loro farmaci chiamati BiTE (Bispecific T cell engagers) sono molecole bivalenti che da una parte legano la cellula bersaglio e dall'altra la cellula T,una cellula "killer" che appartiene al sistema immunitario del paziente .
Una volta che avviene questa interazione,BiTE induce la cellula T ad eliminare in modo veloce e selettivo la cellula bersaglio senza colpire le cellule sane.
Con questo principio e' stato realizzato un nuovo farmaco chiamato MT103, specifico contro il linfoma B.
Si attendono ora i risultati delle sperimentazioni cliniche.
Grazie alla sua efficacia le dosi da impiegare sono minime e questo rende il prodotto economicamente a portata di tutti.
Drug Discovery Today,7 (5) Marzo 2002
Le Regioni cominciano ad applicare il decreto sui LEA


Le Regioni stanno inziando a recepire le disposizioni sui livelli essenziali di assistenza. Entro giugno tutte le Regioni dovranno ottemperare i loro obblighi in materia. Non e' da escludersi che si crei in alcuni settori un po' di incertezza e di confusione. Va detto, in primo luogo, che le Regioni potranno, se lo vorranno, continuare a dare prestazioni escluse ricorrendo a risorse proprie. Lo Stato, infatti, non le paghera' piu'. Un po' di confusione potrebbe generarsi relativamente ad alcune prestazioni erogate dai medici di famiglia.I certificati di idoneita' alla pratica sportiva, infatti, gia' oggi sono a pagamento. Non sono a pagamento, invece, le prestazioni diagnostiche richieste dal medico di famiglia per rilasciare il certificato. Proprio per evitare queste situazioni, il Ministro ha scritto una circolare alle Regioni per dare istruzioni sulle modalita' di applicazione delle prestazioni escluse.
La tecnologia per le cure a domicilio


In Italia sono oltre 12 milioni gli individue al di sopra dei 60 anni. Il 4.5% di costoro,sono affetti da stati patologici plurimi cronicizzati. E' a questo segmento di utenza,peraltro,in crescita a seguito dell'invecchiamento della popolazione, che sono indirizzate le cure domiciliari. Recenti sviluppi hanno evidenziato l'efficacia delle applicazioni di telematica domestica per l'organizzazione dei servizi di assistenza domiciliare. Gli anziani e le persone in stato di bisogno vengono messe in rete attraverso una centrale di "telemedicina". In caso di necessita', e' la "centrale" che individua i servizi necessari e gli operatori incaricati di recarsi a domicilio. Per non sovrapporsi con i servizi pubblici del distretto, e elevare i costi complessivi del servizio le reti telematiche dovrebbero coinvolgere anche i medici di famiglia.
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Le Regioni cominciano ad applicare il decreto sui LEA


Le Regioni stanno inziando a recepire le disposizioni sui livelli essenziali di assistenza. Entro giugno tutte le Regioni dovranno ottemperare i loro obblighi in materia. Non e' da escludersi che si crei in alcuni settori un po' di incertezza e di confusione. Va detto, in primo luogo, che le Regioni potranno, se lo vorranno, continuare a dare prestazioni escluse ricorrendo a risorse proprie. Lo Stato, infatti, non le paghera' piu'. Un po' di confusione potrebbe generarsi relativamente ad alcune prestazioni erogate dai medici di famiglia.I certificati di idoneita' alla pratica sportiva, infatti, gia' oggi sono a pagamento. Non sono a pagamento, invece, le prestazioni diagnostiche richieste dal medico di famiglia per rilasciare il certificato. Proprio per evitare queste situazioni, il Ministro ha scritto una circolare alle Regioni per dare istruzioni sulle modalita' di applicazione delle prestazioni escluse.
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Novita' sui corsi di formazione per i medici di famiglia


Sulla base delle norme europee, i medici laureati dopo il 1994 debbono obbligatoriamente seguire un biennio formativo obbligatorio in medicina generale per accedere alla professione di medico di famiglia. In applicazione della legge 401\2000, la Regione Umbria e' la prima Regione che ha deliberato di ammettere a questo tipo di corsi di formazione anche i medici che risultassero in sopranumero. Non e' da escludere che altre Regioni seguiranno questa strada. La questione e' tuttavia assai complessa. Si inquadra, infatti, nei nuovi orientamenti in materia di "programmazione della manodopera" che hanno cominciato ad interessare anche altre categorie mediche ed, in particolare, gli specialisti. Potranno, infatti, entrare nelle scuole di specializzazione, solo un numero di medici corrispondente alle previsoni di fabbisogno. Si sta profilando all'orizzonte un fatto veramente nuovo. In futuro, l'accesso alla professione medica, sia essa quella dei medici di famiglia che quella degli specialisti,non sara', per cosi' dire, piu' libero, ma vincolato a specifiche procedure di formazione e a numeri programmati.

March 11, 2002

Tromboflebiti nei viaggiatori aerei

Recentemente i mass media hanno evidenziato il rischio che corrono coloro che effettuano lunghi viaggi, soprattutto in aereo, in posizione seduta per molte ore con possibile sviluppo di tromboflebiti di esito potenzialmente assai grave. Non è stata però mai esaminata l'effettiva frequenza di tale complicazione, anche se le premesse teoriche (posizione seduta, sedentarietà, compressione sui vasi delle gambe) siano convincenti.

Alcuni ricercatori inglesi hanno voluto esaminare la frequenza effettiva di questa complicazione e l'eventuale differenza che venisse rilevata con l'uso preventivo di calze elastiche.

Sono stati perciò seguiti oltre 220 passeggeri di età superiore ai 50 anni, non affetti da flebopatie o altre patologie importanti, che avessero un programma di viaggio aereo superiore alle otto ore.

I pazienti sono stati divisi in due gruppi e uno dei gruppi ha indossato un set di calze elastiche come profilassi di complicazioni flebitiche. I soggetti venivano esaminati alla fine del viaggio mediante un doppler vascolare.

È stato dimostrato come nelle persone che non portavano calze elastiche si sia rilevata una presenza di trombosi venosa nella percentuale del 10% circa. Nel gruppo invece che indossava calze elastiche a scopo profilattico, sono stati diagnosticati soltanto 4 episodi di tromboflebite superficiale.

I ricercatori concludono che questa complicazione è pertanto più frequente di quanto possa apparire comunemente e può essere efficacemente prevenuta mediante l'utilizzo profilattico di calze elastiche durante il volo.

(Lancet 2001;357:1485-89)

Eradicazione dell'Helicobacter Pylori: nuova quadruplice terapia

Un nuovo quadruplice regime terapeutico di breve durata sembra essere efficace, ben tollerato e valida alternativa alla triplice terapia standard contro l'H.P.

Ricercatori tedeschi hanno studiato il nuovo protocollo terapeutico su 243 pazienti H.P. positivi.I pazienti sono stati assegnati in maniera randomizzata a seconda di età, sesso, abitudine al fumo e diagnosi ad uno dei seguenti tre regimi terapeutici: 5 giorni di trattamento con lansoprazolo e tre antibiotici, 5 giorni con tre antibiotici e ranetidina, e tre giorni di lansoprazolo e antibiotici con due giorni di pretrattamento con lansoprazolo. I tre antibiotici usati in tutti e tre i regimi furono: amoxicillina 1 gr b.i.d.; claritromicina 250 b.i.d.;metronidazolo 400 mg b.i.d.).Il lansoprazolo fu somministrato a 30 mg b.i.d. e la ranetidina a 300 mg b.i.d.

234 pazienti completarono lo studio. La eradicazione batterica fu raggiunta nell'86.4 percento.La percentuale di eradicazione non fu significativamente differente in nessuno dei tre gruppi di trattamento. L'analisi di regressione ha mostrato che l'insuccesso nella eradicazione era associato con: età inferiore di 55 anni, storia di ulcera peptica, fumo, resistenza al metronidazolo, basse concentrazioni sieriche di ranetidina. E citotossine associate al gene A negativo nell'ulcera peptica.

Questa nuova quadruplice terapia è efficace, ben tollerato e " cost saving" secondo gli autori e potrebbe diventare il trattamento di scelta per i pazienti ultra cinquantacinquenni senza storia di ulcera peptica.

Archives of Internal Medicine 2002;162 (2):153-160

Nuove prospettive nel trattamento della Fibrillazione Atriale

I maggiori esperti in fibrillazione atriale si sono riuniti a Boston il 18-19 gennaio 2002 al Seventh International Atrial Fibrillation Symposium per discutere i progressi nel trattamento della FA.

Una novità fondamentale è arrivata dal gruppo di ricercatori di Bordeaux che ha scoperto come il "trigger" della F.A. abbia inizio a livello delle vene polmonari e come la disconnessione segmentale o circolare di queste vene dalla giunzione atriale rappresenti una cura efficace per la F.A.

Pierre Jais di Bordeaux ha descritto i risultati più recenti ottenuti in un gruppo di pazienti selezionati affetti da Fibrillazione Atriale Parossistica. In questi pazienti si è ottenuta una percentuale di successo pari al 90 % con l'isolamento delle vene polmonari mediante catetere anche se con trattamenti ripetuti. In accordo con quanto riportato da Jais i pazienti con FA cronica traggono minor beneficio da questa nuova tecnica essendo necessari sia una ablazione più estesa che l'inserimento di linee multiple di blocco.

I trattamento chirurgico della F.A. attualmente è considerato solo in aggiunta alle procedure chirurgiche attuate per pazienti mitralici o coronaropatici. Nondimeno la grande esperienza accumulata con la tecnica di Maze ha fornito una enorme mole di informazioni per l'uso delle tecniche di ablazione. La tecnica di Maze fu disegnata per escludere ogni possibile macro circuito di rientro responsabile della F.A. Fino ad un passato recentissimo questa tecnica richiedeva una serie di vaste incisioni atriali, attualmente la tecnica criochirurgica si è rivelata altrettanto efficace e meno impegnativa.

C'è ancora molto da discutere in merito ai nuovi farmaci (dofetilide, azimilide, e dronedarone ),e ai nuovi pace-maker con algoritmo capace di diagnosticare e trattare le aritmie atriali e alle tecniche di ablazione.

A dispetto della mancanza di trials specifici gli esperti riuniti a convegno hanno raggiunto un "consensus" basato sul fatto che la possibilità di applicare gli attuali trattamenti in maniera mirata al singolo paziente possa notevolmente migliorare la qualità della vita del paziente stesso.

Molti degli oratori intervenuti hanno, per esempio, affermato che l'isolamento delle vene polmonari è efficace e raccomandato in centri specializzati.È stato anche più volte sottolineato che trials prospettici sono auspicabili per definire lo spazio di questa tecnica chirurgica nella terapia di routine.

Ovviamente il fattore limitante l'applicazione routinaria di questa tecnica sembra essere l'alto costo

E la disponibilità di staff dedicati.

The Lancet. Vol 359. February 2, 2002
Nuova infezione virale da controllare in gravidanza

Alcuni ricercatori di Stoccolma,, hanno voluto analizzare i dati relativi alle morti intrauterine o alle interruzioni di gravidanza spontanee e volontarie, che sono avvenute a Stoccolma dal '98 al '99.

I dati venivano raccolti in tre grandi ospedali di tale città, allo scopo di valutare se esistessero rischi di morte intrauterina oltre a quelli comunemente monitorati durante la gravidanza.

Lo studio, comprendente l'esame del tessuto placentale e del tessuto fetale, rivelava in particolare come fosse assai frequente l'infezione da parvovirus B19. La differenza era statisticamente molto importante in quanto la presenza di questo virus veniva scoperta in quasi il 20% delle gravidanze non a termine, mentre risultava totalmente assente in un gruppo di controllo di gravidanze normali a termine.

I ricercato hanno rilevato come appunto l'infezione da parvovirus B19, durante il secondo trimestre di gravidanza, comportasse un elevato rischio di morte intrauterina. Questo rischio era ulteriormente accresciuto qualora esistesse un' idrope fetale.

I ricercatori propongono quindi di inserire nella routine di esami di monitoraggio della gravidanza anche la determinazione degli indici di infezione fetale da parvovirus B19.

(Lancet 2001;357:1494-97)

Le benzodiazepine aumentano il rischio di cadute negli anziani

Un recente studio americano ha confermato l'esistenza di una effettiva associazione tra benzodiazepine e caduta con frattura dell'anca nell'anziano. I ricercatori hanno evidenziato una differenza tra farmaci ad azione rapida e benzodiazepine ad azione lenta. I farmaci ad azione rapida sono risultati essere molto più pericolosi rispetto ai secondi. È stato osservato come tutti i dosaggi di benzodiazepine uguali o superiori ai 3 mg/die aumentino il rischio di frattura dell'anca di circa il 50%. Questo incremento si riscontra durante le due settimane iniziali di trattamento e dopo un mese di uso continuato, con una diminuzione transitoria tra le seconda e la quarta settimana di terapia.

Per spiegare questa curva bimodale legata alla durata d'uso di questi farmaci gli autori hanno ipotizzato che dapprima prevalgano gli effetti negativi "acuti", che poi insorga rapidamente (dopo circa due settimane) una tolleranza degli effetti acuti; solo in un secondo tempo (4 o più settimane) sviluppa una serie di disturbi diversi, da "accumulo", consistenti soprattutto in deficit motori e cognitivi cronici tali da predisporre il paziente anziano alla caduta e a perdita di equilibrio. Queste differenze di incidenza sono evidentemente collegate ai due meccanismi suggeriti prima.

(AM. Journal Psychiatry 2001;158:892-898)

Immunoterapia della psoriasi dalla casualità ad una maggiore selettività

L'inizio del nuovo millennio ha visto un consistente numero di compagnie farmaceutiche impegnate a sviluppare terapie sistemiche per la psoriasi. Le compagnie farmaceutiche hanno concentrato la loro attenzione sulle T-cells e sulle citochine come possibili bersagli.

Questo comportamento è la logica conseguenza delle osservazioni già compiute in maniera casuale circa 20 anni fa.Prima del 1980 molti dermatologici consideravano la psoriasi essenzialmente come una malattia dovuta alla iperproliferazione dei cheratinociti e tutti i suoi connotati infiammatori come fenomeni secondari. La scoperta casuale avvenne con l'uso della ciclosporina,un agente immunosoppressore la cui azione è relativamente specifica per i T linfociti. Durante gli studi iniziali sull'uso della ciclosporina nel trattamento dell'artrite fu osservato che i pazienti con psoriasi mostravano una rapida risoluzione delle lesini cutanee.
Gli anni 80 e 90 videro la ciclosporina come chiave del trattamento per via sistemica della psoriasi, e furono compiuti enormi passi avanti nella comprensione del meccanismo immunologico responsabile della psoriasi.
Lavori basilari di immunologia dimostrarono l'efficacia anche di altri farmaci con specifica azione sull T-cell come anticorpi monoclonali contro i CD4 e una tossina derivata dalla interleuchina -2.

Recentemente sono stati pubblicati studi che riportano l'uso di trattamenti immunitari selettivi per la psoriasi. Questo nuovo approccio terapeutico può essere grossolanamente diviso in due grossi rami: da una parte l'uso di farmaci che inibiscono le T-Cell e dall'altra i modulatori delle citochine.

C'è un certo parallelismo tra queste strategie terapeutiche e quelle già in uso per l'artrite reumatoide e il morbo di Crohn.

Pur non essendo ancora stato identificato alcun autoantigene nella psoriasi esistono abbastanza evidenze per considerare la malattia come un processo autoimmune, sfortunatamente la mancanza di un modello animale per la psoriasi riduce la possibilità di testare rapidamente l'eventuale efficacia delle nuove terapie.

Due delle nuove terapie immunologiche della psoriasi si basano sull'inibizione dei T linfociti per mezzo di anticorpi contro i recettori CD25 dei T linfociti e sull'inibizione delle molecole "costimolanti " che mediano il legame tra T linfociti e "antigen presenting -cells ".

Gli anticorpi usati includono un anticorpo monoclonale umanizzato ( hu1124;efaluzimab) diretto contro il CD11a, un componente dell'antigene1 associato alla funzione linfocitaria (LFA-1).Kim Papp e colleghi trattando con efaluzimab per via endovenosa una volta a settimana per 8 settimane 75 casi hanno riportato un 25% di successi nelle forme moderate e severe di psoriasi senza effetti collaterali e senza riduzione del numero dei linfociti circolanti nel breve periodo.

L'altra nuova terapia è esemplificata dall'alefacept.

L'alefacept,una proteina di fusione di IgG1 e LFA-3, inibisce l'attivazione dei T linfociti bloccando il legame del LFA-3 con il recettore CD2 e riduce il numero delle cellule effettrici della memoria CD45RO+T cells inducendo apoptosi mediata dai linfociti NK.

Charles Ellis et al. Hanno rilevato una percentuale di remissione pari al 35% dei casi trattati nei pazienti con psoriasi severa e moderata e una percentuale di miglioramenti clinici valutabile intorno al 75%, somministrando alefacept per via endovenosa una volta a settimana per 12 settimane.L'alefacept sembra essere sicuro nel breve periodo.

L'altra strategia terapeutica consiste nella modulazione delle citochine, sia in via diretta bloccando le citochine infiammatorie come il TNF-alfa, sia in maniera indiretta modificano il profilo delle citochine all'interno della placca psoriasica.

L'Etanercept è anch'esso efficace per il trattamento della psoriasi ma forse meno dell'Infliximab Altre anticitochine attualmente in studio sono l'anti- interleuchina 8 e l'anti- interferone gamma.

La Psoriasi viene classificata come una malattia Th-1 citochine mediata perché la placca psoriasica contiene prevalentemente Th-1 citochine come interferone gamma, interleuchina - 2, interleuchina -12.Riportare il rapporto Th1: Th2 il più vicino possibile ad 1 all'interno della placca psoriasica mediante la somministrazione di citochine Th2 è una tattica razionale ed efficace.

Ma perché è necessario trattare una malattia della pelle che non è pericolosa per la vita per via sistemica invece che con unguenti e pomate?

Solo recentemente c'è stata una presa di coscienza del grande impatto di questa malattia sulla qualità della vita sociale e psichica dei pazienti. Una recente inchiesta del National Psoriasis Foudation ha evidenziato una necessità sconosciuta, soltanto il 26% dei pazienti è soddisfatto delle attuali terapie; un altro studio condotto a Manchester ha rivelato che il 44% dei pazienti preferisce una terapia sistemica all'uso biquotidiano di creme e ungenti poco accettati.

Beneficio clinico a parte, le nuove biotecnologie hanno permesso grandi conoscenze per quanto riguarda il meccanismo etiopatologico e biologico della psoriasi. Forse la psoriasi racchiude varianti clinicamente molto simili ma genotipicamente diverse che potrebbero essere distinte in base alla risposta alle nuove terapie immunologicamente selettive.

The Lancet vol 359 januay 26,2002

Malattia di Meniere: gentamicina intratimpanica aiuta a controllare le vertigini
L'uso di gentamicina intratimpanica può essere di aiuto in pazienti selezionati affetti da malattia di Meniere con vertigini persistenti dopo trattamento chirurgico. Questo trattamento può ridurre la necessità di intervento di neurectomia vestibolare in pazienti con malattia di Meniere refrattaria all'intervento chirurgico sul sacco endolinfatico.

Questi sono i risultati di uno studio retrospettivo condotto presso la Loyola University di Chicago.

Su 68 pazienti con malattia di Meniere, 4 presentarono vertigini ricorrenti dopo intervento chirurgico di asportazione del sacco endolinfatico. A questi pazienti furono praticate una serie di iniezioni intratimpaniche di gentamicina. La terapia con gentamicina ebbe successo in tre su quattro dei pazienti trattati ed un paziente fu sottoposto a neurectomia vestibolare ed in nessuno dei pazienti peggiorò la perdita di udito.

Otolaryngology-Head & Neck Surgery 2002 Vol 126 No 1 pp 31-33

I misteri del medulloblastoma svelati dai genetisti

Nuove ricerche indicano che la prognosi del medulloblastoma può essere predetta dal pattern di espressione genica.Gli effetti collaterali dei trattamenti correntemente in uso per il medulloblastoma includono gravi problemi cerebrali e, soprattutto nei pazienti in età pediatrica sarebbe auspicabile usare le terapie più razionali possibili.I dati degli ultimi studi indicano che è possibile predire la prognosi di un medullobalstoma con sufficiente sicurezza statistica analizzandone l'espressione genica.

Il medullobalstoma, il più comune tumore maligno cerebrale dell'infanzia, è di fatto un gruppo eterogeneo e poco conosciuto di tumori embrionali del cervello. Separare un tipo di tumore da un altro è uno dei problemi fondamentali dell'oncologia ed è particolarmente difficile per tumori cerebrali come il medulloblastoma dove i vari tipi sono molto simili..Il dr Golub e i suoi collaboratori esaminando 6817 geni in 60 medullobalstomi e paragonandoli con i geni del tessuto normale e di altri tumori cerebrali hanno notato di essere capaci di differenziare i medulloblastomi con prognosi peggiore da quelli con prognosi migliore. La tecnica usata ha la capacità di stratificare i pazienti in gruppi di rischio e quindi permette di ottimizzare la terapia. Tuttavia trasferire la tecnica di laboratorio alla pratica clinica presenta ancora difficoltà. Bisognerà attendere lo sviluppo di metodiche immunoistochimiche standard capaci di sostituire il metodo genomico usato nella ricerca per una applicazione clinica pratica.

The Lancet Vol 359.January 26, 2002

I misteri del medulloblastoma svelati dai genetisti

Nuove ricerche indicano che la prognosi del medulloblastoma può essere predetta dal pattern di espressione genica.Gli effetti collaterali dei trattamenti correntemente in uso per il medulloblastoma includono gravi problemi cerebrali e, soprattutto nei pazienti in età pediatrica sarebbe auspicabile usare le terapie più razionali possibili.I dati degli ultimi studi indicano che è possibile predire la prognosi di un medullobalstoma con sufficiente sicurezza statistica analizzandone l'espressione genica.

Il medullobalstoma, il più comune tumore maligno cerebrale dell'infanzia, è di fatto un gruppo eterogeneo e poco conosciuto di tumori embrionali del cervello. Separare un tipo di tumore da un altro è uno dei problemi fondamentali dell'oncologia ed è particolarmente difficile per tumori cerebrali come il medulloblastoma dove i vari tipi sono molto simili..Il dr Golub e i suoi collaboratori esaminando 6817 geni in 60 medullobalstomi e paragonandoli con i geni del tessuto normale e di altri tumori cerebrali hanno notato di essere capaci di differenziare i medulloblastomi con prognosi peggiore da quelli con prognosi migliore. La tecnica usata ha la capacità di stratificare i pazienti in gruppi di rischio e quindi permette di ottimizzare la terapia. Tuttavia trasferire la tecnica di laboratorio alla pratica clinica presenta ancora difficoltà. Bisognerà attendere lo sviluppo di metodiche immunoistochimiche standard capaci di sostituire il metodo genomico usato nella ricerca per una applicazione clinica pratica.

The Lancet Vol 359.January 26, 2002

In Germania preoccupazioni dei medici per l'adozione dei DRG nel sistema di rimborso degli ospedali

I leader dei medici tedeschi hanno duramente criticato la proposta del governo di introdurre un sistema di rimborso a DRG per finanziare le cure ospedaliere.

Il progetto di legge è stato approvato dal Bundestag a dicembre ed attende il suo ultimo passaggio al Bundesrat a febbraio 2002.Con il nuovo sistema,basato su un modello australiano, il governo spera di avere la possibilità di correlare l'uso delle risorse economiche alle entità cliniche e si augura di poter confrontare ospedali e regioni.

La misura rientra nel piano di riforma del sistema sanitario e nel tentativo di razionalizzazione e contenimento della spesa sanitaria. Altri provvedimenti che prevedono l'obbligo dei medici di prescrivere farmaci generici e limitazioni agli onorari dei medici sono ancora oggetto di dibattito.

Dal 01.01.03 gli ospedali potranno aderire al sistema dei DRG volontariamente. Nell'anno successivo sarà obbligatorio aderire alla raccolta dei dati per tutti gli ospedali eccetto quelli psichiatrici. Il budget ospedaliero avrà un incremento di 100 milioni di € nel 2003 e nel 2004 e gli ospedali saranno interamente finanziati con il nuovo sistema dal 2007.

Molte le preoccupazione espresse dai maggiori rappresentati dei medici: dalla paura di un perverso meccanismo di competizione tra ospedali, al timore che i criteri economici prevalgano sulla qualità delle cure.

The Lancet Vol.359 January 26, 2002

Una nuova terapia per l'astenia nei pazienti affetti da sclerosi multipla

Per la prima volta i ricercatori hanno annunciato una terapia efficace nell'astenia che spesso accompagna il corteo sintomatologico della sclerosi multipla. Sono state sviluppate molte terapie per trattare i sintomi della sclerosi multipla, ma poche sono state in grado di produrre un qualche sollievo sull'eccessiva e debilitante astenia che accompagna gli altri sintomi della malattia. Lo studio pubblicato sul Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry è opera del dr K.W. Rammohan neurologo presso The Ohio State University Medical Center.

I ricercatori hanno osservato che il Modafinil, correntemente usato contro la narcolessia, può essere efficace nel ridurre l'astenia.

Due dosaggi di modafinil ( 200 mg e 400 mg ) furono comparati con placebo in 72 pazienti affetti da Sclerosi Multipla di età compresa tra 18 e 65 anni. Già 200 mg di modafinil hanno dato incoraggianti successi. L'astenia è stata valutata con 3 scale diverse di valutazione e con tutte e 3 le metodiche sono stati ottenuti risultati concordanti.

Nessun farmaco precedentemente aveva mostrato una simile risposta terapeutica nei trial clinici.